STEP #12: Nella tecnologia medievale e moderna


Tra l’alto Medioevo e l’XI secolo vengono introdotti, nell’ambito della coltivazione, molti elementi che saranno alla base della rivoluzione agricola dell’Occidente. Prima fra tutti, l’introduzione della rotazione delle colture, ma anche la messa in funzione di validi sistemi di irrigazione, nuove tecniche per sfruttare al meglio il lavoro degli animali, l’evoluzione dell’aratro, ecc..; tutto ciò consentirà la moltiplicazione dei raccolti, con una drastica riduzione del lavoro da parte dell’uomo.
Tra il XI e il XIII secolo si verificò in Europa una profonda trasformazione, che ebbe come aspetti più significativi l’aumento della popolazione e l’estendersi delle superfici coltivate. A ciò si accompagnò un’intensa attività di disboscamento e dissodamento e molte terre vergini furono messe a coltura. Una delle più straordinarie invenzioni dell’uomo in questo periodo è il mulino, una macchina che utilizza la forza naturale dell’acqua o del vento per far girare le pale di una ruota e, attraverso questo movimento, produrre energia. Complessi meccanismi servono a trasferire questa energia in dei macchinari che possono servire ad usi molto diversi: macinare il grano (l’uso più antico), battere il ferro, segare il legno, battere gli stracci per fare la carta o rendere più resistenti i tessuti, e così via. L’energia del mulino ad acqua deriva dalla canalizzazione di un corso d’acqua. Apposite “chiuse” governano la forza dell’acqua. La ruota idraulica può essere orizzontale su un asse verticale (come si può notare nei mulini più antichi) o più spesso verticale su un asse orizzontale (che permette di controllare meglio la forza dell’acqua). Speciali ingranaggi consentono di trasferire il movimento verticale in orizzontale, o viceversa. Il mulino ad acqua è un’invenzione antica, nota nel mondo mediterraneo così come in Cina. In età romana, una dettagliata descrizione tecnica si trova nel Trattato di architettura di Vitruvio (I secolo a.C.), ma fino al Medioevo le enormi potenzialità di questa macchina furono poco sfruttate. Il perché non si sa, ma lo storico francese Marc Bloch ha provato a dare una spiegazione di questo fenomeno: probabilmente per una questione di economia antica, che, essendo fondata sul lavoro degli schiavi, disponeva di manodopera sovrabbondante e a basso costo. Nel Medioevo, invece, il progressivo venir meno delle guerre e la generale trasformazione della società e dell’economia resero più rara la presenza di schiavi: questo comportò una maggiore attenzione agli strumenti e alle tecnologie “alternative”. È stato calcolato che una sola ruota di un mulino ad acqua corrisponde al lavoro di 40 schiavi. Soprattutto nel IX-X secolo si moltiplicarono i mulini ad uso agricolo, nei secoli successivi furono impiegati anche per usi industriali. Al Medioevo risale anche la diffusione dei mulini a vento. Si sa però che già nel II millennio a.C., in Mesopotamia, esistevano dei congegni che sfruttavano l’energia eolica per muovere le ruote idrauliche per irrigare i campi.
Per quanto riguarda l’Oriente, l’agricoltura e l’irrigazione hanno tratto notevole beneficio dallo sviluppo della tecnologia nel mondo islamico. Tra le più significative realizzazioni tecniche dobbiamo infatti considerare la costruzione di grandi ed efficaci impianti di irrigazione in Asia Minore, nel Nord Africa e in Spagna. Lo sviluppo di queste conoscenze trova collocazione anche all’interno dell’opera di Ibn al-Awwam, un dotto arabo vissuto a Siviglia verso la metà del XII secolo e autore di uno dei più importanti testi di letteratura agronoma di tutto il Medioevo: il titolo originario era Libro del mestiere del contadino, che diventa successivamente Libro dell’agricoltura. In quest’opera è di notevole interesse anche la parte dedicata all’irrigazione, affrontata con diverse considerazioni sulla meccanica dei fluidi, forte di una tecnologia alla cui la scienza araba stava dando un contributo di rilievo attraverso ricerche che avevano raggiunto risultati eccellenti. Lo studio dei testi della tradizione ellenistica era infatti stato aggiornato con la dettagliata descrizione di fontane, giochi d’acqua e apparati idraulici nei quali gli Arabi furono a lungo maestri impareggiabili.

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