I molini della Molinetta erano piccoli impianti rurali e
periferici della città di Torino al servizio delle campagne comprese tra il Po
ed il Sangone. Per gli abitanti di Borgaretto, Stupinigi, Drosso, Mirafiori e
Lingotto, i “Molassi” di Porta Palazzo erano troppo lontani e molti si recavano
illegalmente a macinare i loro grani fuori dal territorio comunale. All’inizio
del Seicento la Città di Torino decise così di costruire un nuovo molino in loco,
alimentandolo con le acque delle sorgenti naturali della zona.
Nel 1752 alla Molinetta viene allestito il secondo molino. Il
complesso raggiunge così l’assetto definitivo: non perché ora sia in grado di
soddisfare la domanda locale di farina, ma piuttosto per i limiti idraulici di
cui soffre. Gli interventi successivi riguarderanno per lo più la manutenzione
di fabbricati e macchinari.
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Disegno dei molini e degli edifici idraulici della Città di Torino risalente al 1780 con un quadro della Molinetta. |
Le strutture idrauliche. Nel disegno
il complesso presenta ora degli scoli del ramo principale della bealera Cossola.
L’acqua delle bealere sembra aver sostituito quella naturale, principale fonte
di alimentazione dei molini.
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I due molini. |
Il sistema degli scaricatori è formato da quattro condotti.
Uno aggira il molino superiore (a), un altro consente di svuotare lo stagno
(b), un terzo è adibito al parziale recupero delle acque (c). Il secondo molino,
contrariamente al primo, non possiede un proprio scaricatore; devono essere
chiuse le paratoie della balconera e l’acqua deve essere fatta defluire con il
canale di sfogo del bacino di carino (d). Tutte le acque reflue sono raccolte e
convogliate nel Po da una bealera insieme a quelle ripe circostanti.
LA RICERCA DELLE NUOVE ACQUE
Accrescere il potenziale idraulico rimarrà preoccupazione
costante dell’amministrazione municipale. Ciò accade sia perché i molini ancora
non riescono a lavorare con continuità nel corso dell’anno, sia perché il contributo
delle risorgive pian piano si esaurisce. Si cercheranno quindi nuovi accordi
per sfruttare tutte le acque limitrofe.
L’apporto idraulico più importante a favore dei molini è
venuto dagli scoli del ramo principale della bealera Cossola, rafforzati a
monte anche da quelli del ramo Giorsa. Il proprietario dei terreni interessati,
il sig. Milano, è disposto a vendere e le trattative sono brevi. Nel marzo del
1770 la Città ha messo a bilancio la spesa preventiva e in una Congregazione
ordina l’acquisto dei terreni necessari per la formazione di una nuova bealera per
aumentare l’acqua al molino della Molinetta. Il progetto dell’architetto
Riccati prevede lo scavo di poco più di 150 metri di canale e l’opportuno
livellamento del terreno che separa lo scaricatore della Cossola diretto al Po dal
canale della Molinetta.
Nel 1785 la Congregazione incarica l’architetto Riccati di
preparare il progetto per condurre alla Molinetta le acque della cascina
Porcheria grossa. Nonostante la breve distanza, le difficoltà sono parecchie,
in quanto si tratterebbe di costruire un canale d’irrigazione attraverso
terreni dalla morfologia accidentata. La trattativa viene approvata dalla
Congregazione nel 1786, ma l’intesa finale non viene raggiunta, probabilmente a
causa di valutazioni economiche non compatibili. Il progetto infatti verrà
attuato solamente quarant’anni più tardi, nel 1825.
Riferimenti:
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