STEP #25: La sintesi finale

Eccoci arrivati allo step conclusivo di questo blog, nel quale abbiamo svolto un approfondimento sul termine “irrigare”, con tutte le sue sfaccettature. Di seguito ricapitolo sinteticamente i vari passi compiuti.

Inizialmente abbiamo riportato la definizione del verbo, con eventuali traduzioni ed analisi etimologica, ricostruendo anche una storia della parola e le sue origini. Dopo aver fatto un disegno che rappresentava la nostra idea di irrigazione, abbiamo tracciato la presenza dell’azione nella mitologia.

Procedendo con gli step, abbiamo esplorato l’ambito delle arti figurative individuando diverse pitture e sculture di differenti epoche, da ciò possiamo già capire come questa azione è sempre stata presente nella vita quotidiana dell’uomo, in quanto nasce da un bisogno. Con lo stesso fine, per la letteratura sono stati presi in esame un testo di letteratura narrativa e un’opera poetica.

Per quanto riguarda il settore della pubblicità abbiamo selezionato diversi spot pubblicitari delle aziende leader del settore ed alcune locandine di aziende minori. E ancora abbiamo individuato una delle scene principali del film “Il ragazzo che catturò il vento” per mostrare la presenza dell’azione in una sequenza cinematografica.

Affrontando successivamente un viaggio all’interno della storia della tecnologia, abbiamo individuato diversi eventi in differenti epoche storiche: nel periodo antico (in cui Mesopotamia ed Egitto furono protagonisti), nella tecnologia medievale e moderna (in cui vi è l’invenzione del mulino), nel Settecento (dove abbiamo affrontato la situazione della città di Torino), nell’Ottocento (con la costruzione del Canale Cavour) e nel Novecento (con l’invenzione del raccordo rapido per l’irrigazione).

Contemporaneamente a questi ultimi, abbiamo evidenziato la presenza del verbo negli articoli di cronaca del passato, ma anche nei fatti di attualità, ovvero come l’irrigazione sia cambiata nel periodo in cui stiamo vivendo a causa della pandemia COVID-19.

Grazie a questa approfondita ricerca sul tema del verbo indicato, siamo riusciti ad individuare un protagonista molto importante per l’irrigazione della pianura padana: Camillo Benso conte di Cavour, uno fra i promotori della costruzione del Canale Cavour.

Inoltre, per l’ambito scientifico-tecnologico, abbiamo indicato la disciplina scientifica adatta al campo dell’irrigazione, ovvero l’idraulica agraria che si occupa della regimazione e dell’uso dell’acqua in agricoltura. Sempre in quest’ambito abbiamo riportato alcuni tra i più rilevanti brevetti del settore, che hanno facilitato negli anni il lavoro del responsabile dell’irrigazione, e il materiale principalmente utilizzato degli impianti idrici: la plastica.

Infine abbiamo riflettuto sul futuro e sulle possibilità dell’uomo per rendere il nostro pianeta migliore. In questa direzione abbiamo ideato un’ipotetica invenzione (una sostanza naturale alternativa all’acqua) che potrebbe essere concretizzata negli anni a venire e il rispettivo volantino per la promozione del prodotto.

All’interno di questo percorso abbiamo anche sviluppato un abbecedario del nostro verbo con le parole derivanti dalla nostra ricerca ed infine una mappa concettuale riassuntiva.

STEP #22: Un'invenzione futura


Molto spesso mi è capitato di riflettere sul futuro e su come si possa agire per rendere migliore il nostro pianeta (in particolare dal punto di vista ambientale), ormai stremato dallo sfruttamento dell’uomo. Mi sono orientata in questa direzione per ideare un qualcosa che faccia la differenza nel settore dell’irrigazione: ovvero una sostanza alternativa all’acqua (WATER+). Quest’ultima sarebbe interamente realizzata con prodotti naturali, senza subire trattamenti chimici, evitando danni all’ambiente. La composizione risulterebbe più nutriente dell’acqua, una sorta di concentrato molto potente, contenente tutte le sostanze necessarie alla crescita della pianta; in questo modo si eviterebbe lo spreco di enormi quantità d’acqua, in quanto con solamente poche gocce si andrebbe ad eliminare (o comunque ridurre di molto) l’irrigazione tradizionale. Inoltre si andrebbe ad eliminare o ridurre l’uso di concimi e fertilizzanti, che sono parecchio dannosi sia per l’ambiente che per l’uomo.
Con questa modalità si risolverebbero anche le varie problematiche legate all’irrigazione nei paesi in via di sviluppo o nelle zone molto aride, dove l’acqua nella maggior parte dei casi non si trova, nemmeno scavando pozzi a metri e metri di profondità.

Se tutto ciò diventasse un giorno possibile, WATER+ porterebbe diversi vantaggi:
  • Meno spreco di acqua (fonte molto preziosa),
  • Utilizzo di concimi e fertilizzanti molto ridotto o addirittura eliminato,
  • Basso impatto ambientale,
  • Nessun danno al terreno,
  • Resa maggiore.

WATER+ troverebbe impiego non solo nell’agricoltura tradizionale, ma anche nel giardinaggio, nelle pareti verdi, negli orti verticali, ecc.., in qualsiasi superficie su cui crescano colture, migliorando di molto il settore dell’irrigazione.

STEP #21: Un brevetto


I brevetti più significativi associati all’irrigazione si trovano per la maggior parte nella seconda metà del Novecento, periodo in cui si sviluppano di più le scienze e le tecnologie. Uno fra questi, a mio avviso molto importante per il settore in questione, è il “Controller del sistema di irrigazione” risalente al 1975 (pubblicato poi nel 1976), ideato da Charles Kenneth Sears.


Controller del sistema di irrigazione,
Charles Kenneth Sears, 1975

Consiste in un dispositivo che regola l’erogazione dell’acqua con irrigazione a pioggia direttamente in base alla necessità di acqua del suolo, senza chiedere un monitoraggio continuo da parte del responsabile dell’irrigazione. Se un periodo di approvvigionamento idrico preselezionato non è sufficiente per raggiungere il livello di umidità desiderato nel suolo a causa di differenti fattori (tra cui guasti, cambiamenti imprevisti delle condizioni metereologiche, stima insufficiente da parte del gestore, ecc..), un segnale richiama l’attenzione sulla necessità di selezionare un nuovo periodo di approvvigionamento idrico più lungo o di correggere l’alimentazione o il guasto. Un interruttore a pulsante ripristina il sistema di allarme. Il controller è composto da una pompa convenzionale a velocità costante in grado di funzionare in modalità on-off in collaborazione con tubazioni standardizzate per fornire acqua con un’irrigazione a goccia alla pianta attraverso emettitori di irrigazione standard.



Altro brevetto molto importante, ma decisamente più recente, consiste in un “Sistema per l’irrigazione automatizzata di pareti e tetti verdi” risalente al 2016 ed ideato da Accorsi Mattia, Orsini Francesco e Prosdocimi Gianquinto Giorgio, facente parte dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Il sistema di irrigazione automatico per superfici verdi è gestito da sensori di umidità che comunicano con una centralina per controllare la quantità di acqua a disposizione delle piante. Il sistema è concepito per contesti di difficili condizioni di crescita delle piante, che richiedono quindi un’elevata tecnologia, come pareti e tetti verdi ma può anche trovare applicazione nell’orticoltura convenzionale e nell’hobbistica. L’impianto di irrigazione permette di cedere acqua senza che si debba intervenire manualmente grazie alla capacità di auto-regolare l’umidità nel substrato di crescita. Il sistema è composto da diversi sensori che leggono i valori di umidità, si interfacciano con un software che ne rileva il dato e ciò automatizza l’attivazione di elettrovalvole per la cessione di acqua (funzione innovativa rispetto al brevetto riportato precedentemente). In questo modo la parete o il tetto verde è continuamente monitorato e ne viene garantita la costante condizione fisiologica ottimale.

Riferimenti: 

STEP #20: Un materiale


Un materiale largamente utilizzato nell’irrigazione è la plastica, in quanto ha caratteristiche molto competitive rispetto ad altri tipi di materiali, tra cui la leggerezza, la resistenza a corrosione, la varietà di lavorazioni e dimensioni, la durabilità, la riciclabilità, e molto altro.


Tubo in polietilene 

Un oggetto d’esempio realizzato in materiale plastico è il tubo in polietilene (PE). Quest’ultimo viene comunemente utilizzato per la realizzazione delle linee di alimentazione e di distribuzione dell’acqua negli impianti di irrigazione. Il polietilene è un materiale molto resistente alla corrosione, può essere interrato e rimane inalterato nel tempo, la sua durata è quasi illimitata. Inoltre le tubazioni realizzate in questo materiale hanno una tenuta stagna permanente e sicura al 100%, si possono piegare, hanno un’elevatissima inerzia chimica ed elettrica, vasta gamma di scelta dimensionale e prestazionale, resistenza all’abrasione, basso modulo elastico, leggerezza, sicurezza, economia e riciclabilità.
Altro esempio sono i raccordi in plastica polipropilene (PP) che dispongono di una grande varietà dimensionale, valvole, prese a staffa e raccordi a compressione. I vantaggi del materiale plastico in questo oggetto rispetto al metallo sono evidenti: la plastica è inalterabile e duraturo nel tempo anche nella terra, la leggerezza e il costo ridotto.


Riferimenti:

STEP #19: Nella scienza applicata


Il verbo “irrigare” lo associo alla disciplina dell’agraria, in particolare all’idraulica agraria che si occupa della regimazione e dell’uso dell’acqua in agricoltura. Essa comprende le basi teoriche dell’idraulica in generale, dell’idrologia superficiale e sotterranea, del moto dell’acqua ed utilizza le conoscenze per la progettazione, l’organizzazione e la gestione degli impianti di irrigazione e di drenaggio. La disciplina si estende fino alle sistemazioni idraulico-agrarie, che hanno lo scopo di salvaguardare dal ristagno e dall’erosione il territorio, non solamente quello agricolo.
Le sistemazioni idraulico-agrarie si distinguono in:
  • sistemazioni di colle: lavorazione ed adattamento del terreno scosceso per renderlo idoneo alle coltivazioni agricole;
  • sistemazioni di monte: prevenire o rallentare i dissesti idrogeologici di terreni montani destinati all’agricoltura.
  • sistemazioni di piano: favorire il deflusso delle acque quando le precipitazioni superano la capacità di assorbimento del terreno agrario.


Riferimenti:

STEP #18: Nella cronaca


Per quanto riguarda la cronaca, vi riporto di seguito un articolo de “La Stampa” dello scorso anno, in cui vengono spiegate le motivazioni per cui molti fra gli agricoltori della zona di Cuneo entrarono in lite tra loro per l’irrigazione e la mancanza d’acqua in una situazione di siccità.

Torrente Gesso a Cuneo


STEP #16: Un protagonista

Un protagonista a mio avviso molto importante per il verbo in questione “irrigare”, come si può notare dallo step #14, è Camillo Benso, conte di Cavour, il quale fece costruire il Canale Cavour, uno dei principali canali d’irrigazione artificiali costruiti a supporto dell’agricoltura della Pianura Padana, in particolare per la coltura del riso.

Camillo Benso, conte di Cavour.
Camillo Benso di Cavour fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso anni, con la proclamazione del Regno d’Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei Ministri del nuovo Stato e morì coprendo tale carica. E fu proprio durante quest’ultimo periodo che gli fu uno dei promotori della costruzione del Canale Cavour.


Riferimenti:

STEP #15: Nel Novecento


Il Novecento è stato definito dagli storici il “secolo breve”, un secolo caratterizzato dal susseguirsi di moltissimi eventi di grande importanza. Questo secolo è stato suddiviso in alcuni periodi principali: “l’età delle catastrofi” (dal 1914 al 1945), che comprende le due guerre mondiali, in cui l’Europa perde la sua centralità e sulla base di questa distruzione riuscirà a trovare la sua successiva unità (anche se parziale); “l’età dell’oro” (dal 1945 al 1973), in cui vi è lo sviluppo delle economie occidentali, alcuni gruppi sociali reclamano i loro diritti, decolonizzazione, guerra fredda e molto altro; e infine “la frana” (dal 1973 al 1991). Ma i limiti del secolo breve potrebbero mutare, sino a far del Novecento un periodo che supera i 100 anni, per esempio se assumessimo come discrimine l’evoluzione tecnologica e scientifica: alcune di queste importanti innovazioni furono le materie plastiche, la radio, la televisione, e così via. Ed è proprio con la plastica che fu realizzata una delle tante invenzioni nel campo dell’irrigazione che vi spiegherò di seguito: il raccordo rapido.


Raccordo rapido per l'irrigazione

La storia affonda le sue radici negli anni ’60 in una Germania che, dopo le devastazioni della guerra, stava velocemente risalendo. Il ritrovato benessere fece sviluppare rapidamente il “do it yourself” (diy), ovvero il “fai da te”, fenomeno nato nel 1950 in Inghilterra e ben presto assorbito dalla popolazione tedesca. Furono creati utensili fondamentali che consentivano ai “non professionisti” di cimentarsi senza troppa fatica in tanti lavori in casa e in giardino. Ed ecco quindi che arriviamo al protagonista della nostra storia: il raccordo rapido per l’irrigazione, cioè quel raccordo che consente di collegare un tubo per l’acqua al rubinetto, a un irrigatore o ad un altro tubo con una semplice pressione, un click. Questo raccordo nasce nel 1968 e fu inventato da Werner Kress e Eberhard Kastner. È il 1961 quando i due fondarono a Ulm, in Germania, la Kress + Kastner GmbH, una piccola azienda di commercio di attrezzi da giardinaggio, che poi nel 1966 cambia nome in Gardenia, nome molto più intuitivo per diverse lingue del mondo. Gli affari andarono parecchio bene grazie alla loro brillante idea, ovvero un sistema nuovo e rivoluzionario, con l’ambizione di diventare un sistema universale e vendibile in tutto il mondo. Coinvolsero nella loro attività Dieter Raffler, giovane designer, e finalmente arrivarono a progettare il primo raccordo rapido per l’irrigazione che verrà poi presentato per la prima volta all’International Hardware Fair di Colonia. Da quel momento inizia una storia di straordinario successo.


Riferimenti: 

STEP #14: Nell'Ottocento

Nel 2016 Vercelli ha festeggiato i 150 anni del Canale Cavour con una mostra inaugurata al Museo Borgogna. Il canale ha origine dal fiume Po a Chivasso, viene integrato con le acque della Dora Baltea, ed attraversa la pianura vercellese e novarese per poi terminare dopo 85 chilometri con uno scaricatore nel fiume Ticino in comune di Galliate.

Illustrazione tratta dal giornale l'Emporio pittoresco (1866).
L’edificio di presa del Canale Cavour dal Po è sicuramente il manufatto più importante ed il più significativo dell’intero canale. L’opera di canalizzazione costituisce l’ossatura portante di un’estesa rete di canali di irrigazione che ha consentito lo sviluppo di un’area di estensione di circa 300000 ettari, compresa tra i fiumi Dora Baltea, Ticino e Po. Realizzato tra il 1863 ed il 1866 dal giovane Regno d’Italia, il canale Cavour prende il nome dal conte Camillo Benso di Cavour, uno tra i promotori di questa grande iniziativa.
L’opera, ideata dal vercellese Francesco Rossi tra il 1842 ed il 1846, venne riprogettata dall’ingegner Carlo Noè nel 1852 su incarico del conte Camillo Cavour. I lavori di costruzione del canale iniziarono nel 1863 e finirono nel 1866, dopo meno di tre anni. Si tratta  di un’opera che desta meraviglia per la sua complessità; infatti il canale Cavour fu, per parecchi decenni, il fiore all’occhiello dell’ingegneria idraulica italiana ed europea.
La bocca di presa dal fiume Po è larga al fondo 40 metri, di conseguenza l’edificio di presa (chiavica di imbocco) è lungo quanto è largo il canale, cioè 40 metri, e ha una larghezza di 8 metri. Le paratoie funzionavano con appositi meccanismi manuali azionati da una galleria coperta, alta circa 4 metri e situata nella parte superiore dell’edificio. Attualmente questi meccanismi manuali sono stati elettrificati. I manufatti dell’imbocco sono completati da due canali scaricatori: il primo serve a tenere sgombro l’edificio dai materiali galleggianti e tronchi provenienti dal fiume in piena; il secondo, invece, permette l’allontanamento delle acque del Po in esubero oltre la quantità necessaria da derivare.
L’edificio ed il sistema di canali di irrigazione ad esso collegati del Vercellese, del Novarese e del Pavese sono stati gestiti dall’Amministrazione Generale dei Canali Demaniali d’irrigazione (Canale Cavour) attraverso la concessione temporanea dei canali stessi ai consorzi Est Sesia di Novara ed Ovest Sesia di Vercelli.

Riferimenti:

STEP #13: Nel Settecento


I molini della Molinetta erano piccoli impianti rurali e periferici della città di Torino al servizio delle campagne comprese tra il Po ed il Sangone. Per gli abitanti di Borgaretto, Stupinigi, Drosso, Mirafiori e Lingotto, i “Molassi” di Porta Palazzo erano troppo lontani e molti si recavano illegalmente a macinare i loro grani fuori dal territorio comunale. All’inizio del Seicento la Città di Torino decise così di costruire un nuovo molino in loco, alimentandolo con le acque delle sorgenti naturali della zona.
Nel 1752 alla Molinetta viene allestito il secondo molino. Il complesso raggiunge così l’assetto definitivo: non perché ora sia in grado di soddisfare la domanda locale di farina, ma piuttosto per i limiti idraulici di cui soffre. Gli interventi successivi riguarderanno per lo più la manutenzione di fabbricati e macchinari.


Disegno dei molini e degli edifici idraulici della Città di Torino
 risalente al 1780 con un quadro della Molinetta.

Le strutture idrauliche. Nel disegno il complesso presenta ora degli scoli del ramo principale della bealera Cossola. L’acqua delle bealere sembra aver sostituito quella naturale, principale fonte di alimentazione dei molini.


I due molini.

Il sistema degli scaricatori è formato da quattro condotti. Uno aggira il molino superiore (a), un altro consente di svuotare lo stagno (b), un terzo è adibito al parziale recupero delle acque (c). Il secondo molino, contrariamente al primo, non possiede un proprio scaricatore; devono essere chiuse le paratoie della balconera e l’acqua deve essere fatta defluire con il canale di sfogo del bacino di carino (d). Tutte le acque reflue sono raccolte e convogliate nel Po da una bealera insieme a quelle ripe circostanti.

LA RICERCA DELLE NUOVE ACQUE
Accrescere il potenziale idraulico rimarrà preoccupazione costante dell’amministrazione municipale. Ciò accade sia perché i molini ancora non riescono a lavorare con continuità nel corso dell’anno, sia perché il contributo delle risorgive pian piano si esaurisce. Si cercheranno quindi nuovi accordi per sfruttare tutte le acque limitrofe.
L’apporto idraulico più importante a favore dei molini è venuto dagli scoli del ramo principale della bealera Cossola, rafforzati a monte anche da quelli del ramo Giorsa. Il proprietario dei terreni interessati, il sig. Milano, è disposto a vendere e le trattative sono brevi. Nel marzo del 1770 la Città ha messo a bilancio la spesa preventiva e in una Congregazione ordina l’acquisto dei terreni necessari per la formazione di una nuova bealera per aumentare l’acqua al molino della Molinetta. Il progetto dell’architetto Riccati prevede lo scavo di poco più di 150 metri di canale e l’opportuno livellamento del terreno che separa lo scaricatore della Cossola diretto al Po dal canale della Molinetta.
Nel 1785 la Congregazione incarica l’architetto Riccati di preparare il progetto per condurre alla Molinetta le acque della cascina Porcheria grossa. Nonostante la breve distanza, le difficoltà sono parecchie, in quanto si tratterebbe di costruire un canale d’irrigazione attraverso terreni dalla morfologia accidentata. La trattativa viene approvata dalla Congregazione nel 1786, ma l’intesa finale non viene raggiunta, probabilmente a causa di valutazioni economiche non compatibili. Il progetto infatti verrà attuato solamente quarant’anni più tardi, nel 1825.


Riferimenti:

STEP #12: Nella tecnologia medievale e moderna


Tra l’alto Medioevo e l’XI secolo vengono introdotti, nell’ambito della coltivazione, molti elementi che saranno alla base della rivoluzione agricola dell’Occidente. Prima fra tutti, l’introduzione della rotazione delle colture, ma anche la messa in funzione di validi sistemi di irrigazione, nuove tecniche per sfruttare al meglio il lavoro degli animali, l’evoluzione dell’aratro, ecc..; tutto ciò consentirà la moltiplicazione dei raccolti, con una drastica riduzione del lavoro da parte dell’uomo.
Tra il XI e il XIII secolo si verificò in Europa una profonda trasformazione, che ebbe come aspetti più significativi l’aumento della popolazione e l’estendersi delle superfici coltivate. A ciò si accompagnò un’intensa attività di disboscamento e dissodamento e molte terre vergini furono messe a coltura. Una delle più straordinarie invenzioni dell’uomo in questo periodo è il mulino, una macchina che utilizza la forza naturale dell’acqua o del vento per far girare le pale di una ruota e, attraverso questo movimento, produrre energia. Complessi meccanismi servono a trasferire questa energia in dei macchinari che possono servire ad usi molto diversi: macinare il grano (l’uso più antico), battere il ferro, segare il legno, battere gli stracci per fare la carta o rendere più resistenti i tessuti, e così via. L’energia del mulino ad acqua deriva dalla canalizzazione di un corso d’acqua. Apposite “chiuse” governano la forza dell’acqua. La ruota idraulica può essere orizzontale su un asse verticale (come si può notare nei mulini più antichi) o più spesso verticale su un asse orizzontale (che permette di controllare meglio la forza dell’acqua). Speciali ingranaggi consentono di trasferire il movimento verticale in orizzontale, o viceversa. Il mulino ad acqua è un’invenzione antica, nota nel mondo mediterraneo così come in Cina. In età romana, una dettagliata descrizione tecnica si trova nel Trattato di architettura di Vitruvio (I secolo a.C.), ma fino al Medioevo le enormi potenzialità di questa macchina furono poco sfruttate. Il perché non si sa, ma lo storico francese Marc Bloch ha provato a dare una spiegazione di questo fenomeno: probabilmente per una questione di economia antica, che, essendo fondata sul lavoro degli schiavi, disponeva di manodopera sovrabbondante e a basso costo. Nel Medioevo, invece, il progressivo venir meno delle guerre e la generale trasformazione della società e dell’economia resero più rara la presenza di schiavi: questo comportò una maggiore attenzione agli strumenti e alle tecnologie “alternative”. È stato calcolato che una sola ruota di un mulino ad acqua corrisponde al lavoro di 40 schiavi. Soprattutto nel IX-X secolo si moltiplicarono i mulini ad uso agricolo, nei secoli successivi furono impiegati anche per usi industriali. Al Medioevo risale anche la diffusione dei mulini a vento. Si sa però che già nel II millennio a.C., in Mesopotamia, esistevano dei congegni che sfruttavano l’energia eolica per muovere le ruote idrauliche per irrigare i campi.
Per quanto riguarda l’Oriente, l’agricoltura e l’irrigazione hanno tratto notevole beneficio dallo sviluppo della tecnologia nel mondo islamico. Tra le più significative realizzazioni tecniche dobbiamo infatti considerare la costruzione di grandi ed efficaci impianti di irrigazione in Asia Minore, nel Nord Africa e in Spagna. Lo sviluppo di queste conoscenze trova collocazione anche all’interno dell’opera di Ibn al-Awwam, un dotto arabo vissuto a Siviglia verso la metà del XII secolo e autore di uno dei più importanti testi di letteratura agronoma di tutto il Medioevo: il titolo originario era Libro del mestiere del contadino, che diventa successivamente Libro dell’agricoltura. In quest’opera è di notevole interesse anche la parte dedicata all’irrigazione, affrontata con diverse considerazioni sulla meccanica dei fluidi, forte di una tecnologia alla cui la scienza araba stava dando un contributo di rilievo attraverso ricerche che avevano raggiunto risultati eccellenti. Lo studio dei testi della tradizione ellenistica era infatti stato aggiornato con la dettagliata descrizione di fontane, giochi d’acqua e apparati idraulici nei quali gli Arabi furono a lungo maestri impareggiabili.

STEP #11: Pandemia COVID-19


In questo periodo storico molto difficile a causa della pandemia COVID-19 molte delle nostre abitudini sono state stravolte, il governo ha preso decisioni drastiche su vari settori e l’azione del nostro verbo in questa situazione riveste un ruolo fondamentale. Infatti tra le varie attività che non possono fermarsi, nonostante l’epidemia, c’è l’agricoltura con un grande bisogno di irrigazione e tutto il ramo agroalimentare, oggi più che mai importante di fronte alla forte riduzione delle importazioni. È successo, però, in tutti i paesi investiti dalla pandemia che migliaia di cittadini, allarmati dagli annunci di misure restrittive, hanno assaltato i supermercati svuotando gli scaffali e i servizi di spesa on-line sono ormai impossibili da prenotare quasi ovunque, da Milano a New York. Nonostante questo, i punti vendita vengono riforniti costantemente, grazie allo sforzo dei lavoratori di tutta la filiera (produttori, trasportatori, commessi) che continuano a lavorare in condizioni difficili e incerte. A causa delle varie restrizioni, però, il settore dell’agricoltura deve fare i conti sia con la carenza di manodopera sia con le disponibilità idriche per una stagione irrigua che, come sostiene l’Associazione Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (ANBI), "si preannuncia anticipata in molte zone a causa di temperature superiori alla media del periodo”.
In Italia, il paese più idrovoro in Europa, la stagione irrigua inizia solitamente a metà aprile, ma con i cambiamenti climatici di quest’anno è stata anticipata: sia per annaffiare i campi a causa delle scarse precipitazioni e delle temperature invernali sopra la media, sia per proteggere l’anticipo delle piantagioni dalle gelate notturne col servizio antibrina.
Nonostante ciò, la situazione irrigua è a rischio in molte parti del paese per mancanza d’acqua: al sud vi è già la crisi idrica, il centro sembra essere momentaneamente nella norma in rapporto ai dati tradizionali, mentre al nord vi è una grande preoccupazione per quanto riguarda l’abbassamento dei fiumi e dei laghi, ad eccezione del nord-est in cui la pioggia è stata più presente.

Vi lascio di seguito il link dell’articolo in cui vengono riportati valori specifici della situazione irrigua nelle diverse zone d’Italia:



Riferimenti: 

STEP #10: Sequenza cinematografica


Nell’ambito cinematografico l’azione dell’irrigare è presente in molte sequenze. Di seguito vi riporto il film “Il ragazzo che catturò il vento”, a mio avviso molto significativo per quanto riguarda le difficili condizioni dell’agricoltura in Africa a causa di siccità e carestie.


Locandina del film "Il ragazzo che catturò il vento"

Il film, pubblicato nel 2019, è tratto da una storia vera ed è ambientato in Malawi, nell’Africa sud-orientale, nell’anno 2001. È basato sull’omonimo libro e racconta la storia di William Kamkwamba, un ragazzo di tredici anni che vive con la sua famiglia in un piccolo villaggio chiamato Wimbe. William aiuta i genitori nella lavorazione della terra e frequenta la scuola locale. Dopo l’arrivo della siccità, la situazione si complica: il grano smette di crescere, il neoeletto governo tradisce le speranze della gente e raziona il cibo con una conseguente grave carestia. Costretto ad abbandonare la scuola, William, appassionato di scienze e abile riparatore di apparecchi radiofonici, comincia a progettare la costruzione di un rudimentale mulino a vento per pompare l’acqua dai pozzi e irrigare i campi. Per fare ciò dovrà affrontare diversi imprevisti e soprattutto dovrà sfidare l’opposizione del padre, il quale non crede ai sogni del figlio, considerandoli irrealizzabili.

Vi riporto di seguito la scena finale tratta da Youtube, in cui il mulino a vento inizia a funzionare e ad irrigare i campi.


STEP #09: Arti figurative


Per quanto riguarda l’azione dell’irrigare nelle arti figurative, si possono trovare diversi esempi, sia per quanto riguarda la pittura che la scultura.


Edvard Munch, "Girls Watering Flowers",
1904, Munch Museum, Oslo

Joseph d'Arcy, "Method of Raising Water for Irrigation",
1811, Victoria and Albert Museum, Londra

Zanobio Portigiani, Tommaso Laureti e Giambologna,
"Fontana del Nettuno", 1563-66, Bologna

STEP #08: Storia della tecnologia nel periodo antico


L’innovazione dell’irrigazione ha portato l’umanità a coltivare piantagioni e allevare bestiame diventando così civilizzata. L’irrigazione ha assicurato un rifornimento costante di cibo sia per gli uomini che per gli animali e ha permesso alle popolazioni di abitare in zone in cui non crescono naturalmente risorse essenziali.
L’irrigazione iniziò intorno al 6000 a.C. in Mesopotamia e in Egitto coi rispettivi fiumi: il Tigri, l’Eufrate e il Nilo. Il primo grande progetto avvenne intorno al 3100 a.C. in Egitto e prevedeva la costruzione di dighe e canali d’irrigazione per dirottare le acque di inondazione del Nilo in un lago artificiale chiamato “Moeris”. Sistemi simili esistevano anche nell’America precolombiana, in Siria, in Cina e in India.
Il sovrano Hammurabi fu il primo a stabilire delle leggi sull’acqua, compresa la distribuzione di essa sugli ettari coltivati e la responsabilità degli agricoltori a mantenere i canali d’irrigazione nelle loro proprietà. Lo shaduf fu inventato intorno al 1700 a.C. e consisteva in un attrezzo composto da un grande palo bilanciato su una trave trasversale: ad un’estremità vi erano collegati una corda e un secchio, all’altra un contrappeso. Questo dispositivo funzionava tirando la corda per abbassare il secchio nella fonte d’acqua per raccoglierla e successivamente portarla in superficie. Ciò permetteva l’irrigazione quando non vi erano inondazioni e quando ci si trovava in terreni più alti che dovevano essere coltivati.
Intorno al 700 a.C. fu sviluppata la ruota idraulica egiziana usando una tecnologia simile a quella attuale, che ha permesso la creazione di acquedotti o abbeveratoi. Questa creazione fu il primo dispositivo di sollevamento non azionato dall’uomo. Non molto tempo dopo il qanat divenne la prima tecnica per utilizzare le acque sotterranee costruendo una specie di pozzo verticale in un terreno in pendenza. In questi tunnel l’acqua fluisce per effetto della gravità poiché la destinazione è più bassa rispetto all’origine.
Successivamente la ruota idraulica persiana alimentata da buoi, chiamata sakia, è il primo uso conosciuto di ciò che al giorno d’oggi conosciamo col nome di pompa.
Intorno al 250 a.C., in Grecia, fu inventato il tamburo: una specie di vite in un tubo vuoto che era stato ruotato per raccogliere l’acqua.
I mulini a vento sono stati sviluppati nel 500 d.C. e le prove del loro uso esistono in Persia.
In tutto il mondo, l’irrigazione sembra essere iniziata con canali e bacini d’acqua artificiali, nonostante il fatto che le tecniche di molte popolazioni e culture siano diverse. Gli abitanti dello Sri Lanka sono stati soprannominati “maestri dell’irrigazione” e furono i primi a costruire i bacini artificiali. I cinesi usavano vari metodi: pompe a catena azionate da pedali, ruote idrauliche o meccaniche mosse da buoi. In Arizona, negli Stati Uniti, i canali d’irrigazione furono usati per le colture già nel 1200 a.C.


Riferimenti:
  • Mikael Eskelner, Martin Bakers, Tobias Lanslor, "Storia dell'agricoltura", Cambridge Stanford Books

STEP #07: Opera poetica

Numerose sono le opere poetiche in cui è presente l’azione dell’irrigare, sia in tempi antichi che in quelli moderni. Di seguito riporto due esempi, a mio avviso, molto significativi.

IL FIUME PO

Un tempo
ombre d’argento scuro
i pioppeti d’inverno
tra nebbie d’un altro argento
lungo l’acque perlate
del fiume che fece la pianura
e la nutriva di linfa abbondante.
Ora il clima è mutato
per l’umana follia di gretto profitto.
Sono svanite le nebbie.
D’estate quasi svanisce anche il fiume.
(Maria Carla Baroni, da “Mangrovia”)

In questa poesia l’azione dell’irrigare avviene in modo indiretto: si percepisce nei versi 6 e 7, in cui viene comunicato come lo sviluppo della pianura Padana sia avvenuto grazie al fiume Po e alla sua “linfa”, ovvero “l’acqua”, che l’ha nutrita e fatta crescere. La lettura delle poesie di Maria Carla Baroni ammira e induce a riflettere in particolar modo sulla condizione delle campagne al giorno d’oggi e a come si potrebbe migliorare questa situazione.

DELL’INNAFFIARE IL GIARDINO

Oh, bello innaffiare il giardino, per far coraggio al verde!
Dar acqua agli alberi assetati! Dar più che basti
e non dimenticare i cespugli delle siepi, perfino
quelli che non dan frutto, quelli esausti
e avari. E non perdermi di vista,
in mezzo ai fiori, le male erbe, che hanno
sete anche loro. Non bagnare solo
il prato fresco o solo quello ardio:
anche la terra nuda tu rinfrescala.
(B. Brecht)

Quest’ultima è una delicata poesia di Brecht e descrive perfettamente una calda estate che tormenta tutti: uomini, vegetali e animali. L’azione dell’irrigare, in questo caso, è esposta in modo specifico e diretto. Bagnare una pianta inizialmente può sembrare facile, ma non è così, bisogna avere amore e dedizione per ciò che si fa. Un giusto annaffiamento dipende da molti fattori, prima di tutto il dosaggio: se si da poca acqua la pianta potrebbe seccare, se invece se ne da troppa la pianta morirebbe di asfissia; ci dev’essere un equilibrio, il terreno deve essere umido, ma non troppo. Un altro fattore è il tempo che si dedica all’operazione: bisogna eseguirla con cura e leggerezza, senza fretta.

STEP #06: Letteratura narrativa

Pearl S. Buck, "La buona terra", 2015, Mondadori


Pearl S. Buck pubblicò il libro “La buona terra” nel 1931, si aggiudicò il premio Pulitzer nel 1932 e vinse il Nobel per la letteratura nel 1938. Il libro è ambientato in Cina (dove la scrittrice statunitense visse dall’infanzia fino al 1934) all’inizio del ‘900 e racconta la storia di Wang Lung (un povero coltivatore), della sua famiglia e soprattutto della sua terra. Il protagonista inizialmente, su consiglio della moglie O-Ian, compra un piccolo pezzo di terra, che sotto la cura e il pesante lavoro della coppia, comincia a dare i suoi frutti. Diverse vicende si susseguono nel libro durante gli anni: la semina (in particolare il riso), la difficile irrigazione, la siccità, le inondazioni (a volte benevole e a volte dannose), ma in un modo o nell’altro la famiglia riesce a venirne fuori grazie all’amore per la “terra”. Wang Lung in questo modo si arricchisce sempre di più fino a diventare un ricco proprietario terriero e a potersi così permettere una famiglia numerosa.
Il tema centrale del libro è proprio la terra, intesa come madre che nutre e garantisce la vita all’uomo che sa onorarla con il paziente lavoro. Non si può far altro che amarla ed alimentarla con l’acqua, altrimenti ci sarà sofferenza. L’amore per la terra entra nelle ossa e nel sangue: la cultura cinese infatti lo identifica come l’energia più profonda. È dalla terra che deriva il benessere, l’unione della famiglia, le tradizioni più sacre, le virtù delle generazioni passate e le speranze di quelle future.

Di seguito possiamo leggere una delle citazioni più importanti di questo libro:

Quando si comincia a vendere la terra […] è la fine di una famiglia. Dalla terra siamo venuti, e alla terra dobbiamo tornare… Se conserverete la terra, vivrete… Nessuno potrà mai portarvela via…” (cap. XXXIV, 1998, p.291)

STEP #05: Pubblicità


L’azione dell’irrigare nella pubblicità è incentrata in particolar modo sulle attrezzature e sugli impianti idrici: da quelli classici a quelli più innovativi, volti al risparmio dell'acqua, tema molto importante al giorno d’oggi. Di seguito vediamo e analizziamo due spot pubblicitari di due aziende note a livello internazionale e successivamente alcune aziende minori situate principalmente nel cuneese, la mia zona d’origine.

Netafim


Netafim è l’azienda leader del settore composta da agricoltori e innovatori; nata nel 1965 nel deserto del Negev in Israele, in cui provarono a coltivare gli aridi terreni di quella zona. Quindi conoscono perfettamente com’è l’azione del coltivare in condizioni estreme. Questa lotta gli ha permesso di capire come combinare irrigazione di precisione, competenza agronomica e innovazione per aiutare gli agricoltori a crescere di più con qualsiasi coltura, in qualsiasi clima, con meno. Il loro slogan infatti è “grow more with less” che significa appunto “crescere di più con meno”. Il loro scopo è guidare l’adozione di massa di soluzioni di irrigazione intelligente per combattere la scarsità di cibo, acqua e terra.

Irritec


Irritec è un’azienda italiana nata nel 1974 a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, che si occupa principalmente di microirrigazione. Irritec progetta, sviluppa, produce e distribuisce in tutto il mondo sistemi di irrigazione altamente tecnologici che garantiscono la massima efficienza con il minor impatto ambientale e a costi contenuti. Specializzata nella realizzazione di sistemi di irrigazione a goccia, investe nel perfezionamento dei suoi prodotti per assicurare la massima qualità e sostenibilità che ha reso il marchio Irritec leader a livello internazionale.

ESI irrigazione


ESI irrigazione è un’azienda situata a Torre San Giorgio in provincia di Cuneo, molto più piccola rispetto alle due sopra citate, specializzata in sistemi di irrigazione: propone la soluzione più adatta alle diverse esigenze irrigue di tutte le colture, sia per irrigazione agricola, sia per quella residenziale. L’azienda opera secondo criteri che promuovano sempre l’utilizzo razionale ed efficiente dell’acqua e il risparmio energetico. La pagina promozionale sopra riportata è stata tratta da “Il Coltivatore Cuneese”.

Agricolplast


Agricolplast è un’azienda situata a Baldissero d’Alba, in provincia di Cuneo, specializzata nella progettazione di impianti di irrigazione e di teli per l’agricoltura. Le soluzioni irrigue proposte sono studiate a partire dall’esigenza della coltura, migliorando la qualità e le rese del raccolto ottimizzando acqua, energia e nutrienti. Anche questa pubblicità è stata tratta da "Il Coltivatore Cuneese".

STEP #04: Mitologia


Per quanto riguarda l’azione dell’irrigare nella mitologia si trovano diversi esempi: come abbiamo visto nello Step 2, fin dai tempi antichi le popolazioni hanno sentito il bisogno di irrigare i propri campi per avere colture più fiorenti, dapprima i territori vicini ai fiumi e in seguito, con la costruzione di canali di irrigazione, anche i terreni lontani dall’acqua.

MITOLOGIA GRECA

Non si può non citare in questo ambito la mitologia greca con gli dei dell'Olimpo e i titani. 

Poseidone - Nettuno
Poseidone è uno dei dodici dei dell’Olimpo: dio del mare, dei fiumi, dei laghi, delle alluvioni, dei maremoti e dei terremoti. Il suo simbolo è il tridente e gli animali a lui sacri sono il cavallo, il delfino e il toro.
Poseidone era originariamente il dio dell’acqua (da cui l’epiteto greco che significa “possessore della terra” inteso come il marito della terra ovvero l’acqua che la feconda) e del maremoto (ovvero “scuotitore di terra”), solo successivamente fu associato al mare.
Il dio corrispondente romano è Nettuno.

Demetra
In questo contesto non si può non citare Demetra “Madre terra”, sorella di Zeus, è la dea dell’agricoltura, costante nutrice della gioventù e della terra verde, protettrice del raccolto e delle leggi sacre. Negli Inni Omerici viene invocata come la “portatrice di stagioni”, questo è un leggero indizio di come ella fosse già adorata molto tempo prima che si affermasse il culto degli dei dell’Olimpo. Secondo il retore ateniese Isocrate, i doni più grandi che fece Demetra all’umanità furono i cereali (da cui deriva il nome della sua corrispondente romana: la dea Cerere), che hanno reso l’uomo diverso dagli animali selvatici: la coltivazione ha dato speranze più elevate per la vita terrena.
I nomi di Demetra e Poseidone si trovano collegati tra loro nelle prime iscrizioni trovate fra le rovine di Pilo. Compaiono le scritte “PO-SE-DA-WO-NE” e “DA-MA-TE”: la sillaba DA, presente in entrambe, secondo alcuni studiosi deriverebbe da una radice indo-europea associata alla distribuzione di terre e privilegi; secondo altri invece deriverebbe da una forma dialettale della parola greca “terra”.

TITANI

Oceano
Oceano: titano del fiume che ruota attorno alla terra ed è la fonte di tutta l’acqua corrente.
Teti: sorella e moglie di Oceano, è considerata la titanessa dell’acqua dolce, madre di fiumi, sorgenti, ruscelli, torrenti, fontane e nuvole.

MITOLOGIA ATZECA

Tlatoc
Tlatoc il cui nome deriva da “Nettare della terra” era il dio della pioggia e della fertilità. Gli atzechi avevano grande timore di lui, credevano fosse responsabile sia delle inondazioni sia delle siccità.  

MITOLOGIA EGIZIA

Hapi
Hapy o Hapi era il dio delle inondazioni annuali del Nilo, quindi non la personificazione stessa del fiume. Era simbolo di fertilità della terra, dell’abbondanza dei raccolti e della vita rinnovata grazie all’inondazione annuale.

MITOLOGIA MESOPOTAMICA

Enki
Enki era il dio sumero dell’acqua, della conoscenza, dell’artigianato e della creazione. Un vasto numero di miti riguardanti Enki sono stati trovati da diversi siti di scavo, dall’Iraq fino alla costa orientale. Le sue prime apparizioni possono essere identificate in iscrizioni cuneiformi risalenti probabilmente all’era ellenistica. I suoi miti sembrano aver influenzato alcune storie bibliche e coraniche.


Riferimenti:

STEP #25: La sintesi finale

Eccoci arrivati allo step conclusivo di questo blog, nel quale abbiamo svolto un approfondimento sul termine “irrigare”, con tutte le sue s...